MICROCREDITO
Il “MICROCREDITO” di cui vogliamo parlare è rivolto a quei soggetti, specialmente, ma non necessariamente, giovani, intenzionati a dar vita o a sviluppare un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo ma che non possiedono le garanzie per ottenere un prestito bancario.
Coloro che si occupano di Cooperazione Internazionale e aiuto ai Paesi in via di sviluppo conoscono già da tempo questo termine e la filosofia che lo contraddistingue.
Inventato dall’economista e filosofo indiano, nonché premio Nobel per l’economia, Amartya Sen, è ormai applicato da anni nei Paesi in via di sviluppo e consiste nel concedere piccoli prestiti in denaro a soggetti privi di garanzie economiche e finalizzati a porre in essere attività economiche al fine della sopravvivenza. Una formula che si è rivelata di successo e che ha consentito (e consente) a molti la possibilità di vivere del proprio lavoro.
Ma torniamo a noi. La filosofia che muove questa iniziativa è la stessa, ossia consentire a soggetti volenterosi e con una propria idea in testa di ottenere un prestito bancario (non sostenuto da garanzie personali) per l’avvio o per lo sviluppo di un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo.
Quali soggetti? Si va dall’impresa individuale alla società di persone, dall’associazione alla società cooperativa, sino alla società a responsabilità limitata. Vi rientrano anche professionisti iscritti ad ordini professionali e non. Insomma, s’è ben capito, tutti coloro che intendono porre in essere un’attività autonoma o di microimpresa.
Vi rientrano, inoltre, al fine di finanziare lo sviluppo, anche i titolari di partita Iva da meno di cinque anni, imprese individuali, società di persone, società tra professionisti, srl semplificate; tutti soggetti con non più di cinque dipendenti, nonché le società cooperative pure esistenti da meno di cinque anni e con non più di 10 dipendenti.
Detto questo immagino che molti saranno gli interessati cui non parrà vero che una cosa del genere possa esistere dal momento che l’esperienza ha insegnato loro che qualsiasi istituto di credito ad una richiesta di finanziamento ha risposto chiedendo loro se possedevano beni reali da dare a garanzia o la fidejussione di genitori, parenti o amici. E costoro, gli interessati, visto che le cose non stanno in questi termini, gli cominceranno a chiedersi da dove iniziare per ottenere il prestito. Poi si chiederanno quanto sarà possibile ottenere e in quanto tempo lo dovranno rimborsare?
Ma andiamo con ordine. La prima cosa che l’interessato deve fare è quella di contattare uno dei Consulenti del Lavoro elencati sul sito www.consulentidellavoro.it, professionisti che si sono resi disponibili a dare la consulenza gratuita per l’avvio della pratica, per il reperimento dei documenti necessari e che si occuperanno della presentazione telematica della richiesta di finanziamento.
Quanto si potrà ottenere? Il limite massimo è di venticinquemila euro (aumentabili di 10.000 in determinati casi) rimborsabili in rate trimestrali entro un periodo massimo di 7 anni.
Una volta ricevuta la conferma della prenotazione delle risorse da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, non resterà che rivolgersi agli istituti bancari per la liquidazione della somma concessa. Il Consulente del Lavoro, invece, provvederà, per i nuovi imprenditori alle pratiche amministrative necessarie per l’avvio dell’attività e per coloro già in essere seguirà la regolare erogazione del finanziamento e la realizzazione del piano imprenditoriale presentato in sede di richiesta del finanziamento.
Tutti gli interessati, quindi, in attesa del format on line del Ministero dello Sviluppo Economico, attualmente ancora assente, possono rivolgersi ai Consulenti del Lavoro elencati sul sito www.consulentidellavoro.it per mantenersi aggiornati in attesa del click day.
Dott. Claudio Zaninotto
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